Beam System e Ionosfera

«Le motivazioni di Marconi, però, e il suo rapporto con entrambi gli inquilini di Via Panisperna, Corbino e Antonio Lo Surdo, non erano affatto superficiali e avevano una solida base scientifica e professionale. Per comprenderla, è necessario rifarsi all’attività di Marconi dopo la prima guerra mondiale, e al secondo contributo rivoluzionario da lui dato alla nascita delle moderne telecomunicazioni col cambiamento di paradigma tecnologico dalle onde lunghe alle “onde corte a fascio” (shortwave beam), ovvero – per usare la terminologia inglese coniata dal suo inventore – il “beam system”. Ancora una volta, il sistema messo a punto da Marconi con l’aiuto degli ingegneri che lavoravano al settore ricerca e sviluppo della Marconi Co. (in particolare R. Vyvyan e C.S. Franklin) contraddiceva le convinzioni correnti, ma d’altra parte era basato su una ricchissima serie di risultati sperimentali che la fisica dell’epoca aveva difficoltà a spiegare.
Il consenso della comunità scientifica si ebbe nel 1925, quando fu dimostrata l’esistenza di uno strato dell’alta atmosfera capace di riflettere le onde radio, ribattezzato nel 1929 col nome di ionosfera. L’idea della ionosfera, avanzata per la prima volta da Arthur Kennelly e Oliver Heaviside nel 1902 per spiegare il successo del primo collegamento transatlantico effettuato da Guglielmo Marconi, e poi abbandonata a favore di altre spiegazioni, era stata ripresa con grande fervore sperimentale dopo l’avvio di questo nuovo ciclo di tecnologie di trasmissione. le ricerche dimostrarono che la ionosfera aveva un’estensione molto ampia (da 50 a 1000 km di altezza), e che i suoi vari strati presentavano condizioni di variabilità a seconda dell’ora, della stagione, dell’attività solare e dell’alternanza giorno/notte, con conseguenze sulla propagazione delle onde radio.
All’inizio degli anni Trenta furono perciò avviati, a vantaggio dei servizi di radiocomunicazione, sondaggi sistemici con apparati chiamati ionosonde, che emettevano impulsi radio a varie frequenze e ne analizzavano gli echi di ritorno. Più o meno nello stesso periodo diventavano evidenti le possibilità di utilizzare la trasmissione senza fili (wireless) non solo per la comunicazione “punto a punto”, ma per il “broadcasting”. Parola che in origine si riferiva a quello che era considerato un inconveniente del wireless, ma di cui Marconi intuiva, già alla fine della prima guerra mondiale, le enormi potenzialità.»

Giovanni Paoloni, GM e l’Istituto di Fisica della Regia Università di Roma, “Physis”, vol. LI (2016) >>