La rivoluzione dimenticata

«In primo luogo, lo studio della “rivoluzione scientifica”, cioè della nascita del metodo scientifico (che avviene essenzialmente, è questa una delle tesi qui sostenute, nel IV secolo a.C.), è indispensabile per la conoscenza della civiltà ellenistica.
In secondo luogo l’esame del ruolo svolto dalla scienza antica è essenziale per la comprensione di alcune questioni di capitale importanza per la storiografia, quali il ruolo di Roma, i motivi della decadenza della vita urbana e della tecnologia nel medioevo, l’originalità, le caratteristiche e i limiti della “Rinascita scientifica” moderna.
Il terzo e principale motivo di interesse del nostro tema è costituito però dalla sua rilevanza per alcuni problemi attuali. Una migliore comprensione della scienza antica può far luce, in particolare, sulla struttura interna della scienza, sui suoi rapporti con la tecnologia e altri aspetti della civiltà moderna, sull’origine e il possibile superamento dell’attuale frattura tra cultura umanistica e cultura scientifica. Ma ciò che rende oggi drammaticamente attuale lo studio della scienza antica, e allo stesso tempo spiega la scarsa considerazione in cui è stata tenuta negli ultimi due secoli, è la sua tragica fine. L’idea, ingenua e pericolosa, di un progresso continuo e automatico dell’umanità, assicurato dallo sviluppo scientifico, ha potuto affermarsi, infatti, solo a patto di nascondere l’antica sconfitta della scienza. Oggi che queste pericolose illusioni sembrano cadute è venuto meno il principale ostacolo a una corretta ricostruzione storica. D’altra parte chi è interessato a difendere la razionalità scientifica dagli attacchi che sempre più ne mettono in forse il futuro deve essere consapevole che si tratta di una battaglia che un giorno è stata già perduta, con conseguenze millenarie su tutti gli aspetti della civiltà.»

Lucio Russo, La rivoluzione dimenticata, (1996) 2013 >>