Monte Radar

«Monte Radar era un luogo misterioso. Il picco scosceso, che un tempo non aveva nome, fu chiamato così a causa della grande antenna parabolica montata sulla sommità. In realtà, chiunque avesse un minimo di buonsenso sapeva che non si trattava affatto di un’antenna radar; sebbene ogni giorno fosse orientata in maniera diversa, essa non si muoveva mai in modo continuo. E quando soffiava il vento, il disco emetteva un ululato che si sentiva anche in lontananza.
I membri della compagnia di Ye sapevano soltanto che monte Radar era una base militare. Secondo le persone del posto, quando la base era stata costruita tre anni prima, i militari avevano mobilitato parecchie persone per realizzare una linea elettrica e una strada che conducesse in cima. Tonnellate di rifornimenti furono trasportate sulla montagna. Tuttavia, quando la base fu ultimata, la strada venne distrutta e al suo posto rimase soltanto una pista accidentata che si snodava tra gli alberi. Spesso, si vedevano elicotteri decollare e atterrare sulla vetta.
L’antenna non era sempre visibile e veniva ritratta se il vento era troppo forte.
Ma quando era dispiegata, molte cose strane accadevano in quella zona: gli animali della foresta diventavano rumorosi e inquieti, stormi di uccelli si alzavano all’improvviso in volo dai boschi e le persone accusavano nausea e capogiri. Inoltre, quelli che vivevano nei pressi di monte Radar tendevano a perdere i capelli. Secondo gli abitanti del luogo, tali fenomeni erano cominciati soltanto dopo la comparsa dell’antenna.
[…]
Il dipartimento di monitoraggio possedeva una radioricevente molto sofisticata. Un maser a onda progressiva impulsato a rubino amplificava i segnali ricevuti dalla gigantesca antenna e, onde ridurre al minimo le interferenze, il nucleo del sistema era immerso nell’elio liquido a -269 gradi Celsius. Periodicamente, un elicottero veniva alla base proprio per rifornire le scorte di elio liquido. Il sistema di ricezione era dunque capace di cogliere segnali molto deboli, e Ye non poteva fare a meno di immaginare quanto sarebbe stato bello usare quello strumento per la ricerca radioastronomica.»

Cixin Liu, Il problema dei tre corpi, 2006 >>