Ontotecnologia

di Félix Duquesmartphone-collage

In medias res: è mia opinione che i violenti scossoni che hanno svegliato di soprassalto l’Europa odierna dal sogno dell’utopia postmoderna, oltre a essere ennesimi segnali del “tramonto” o Untergang dell’Occidente, potrebbero essere intesi anche come avvenimenti legati a un unico evento, vale a dire l’espansione planetaria della tecnologia mobile, la cui conseguenza, sul piano socio-politico, sarebbe la mobilizzazione della tecnologia. Non a caso, la nostra inquietante epoca di inizio secolo è stata definita Mobil Age, e d’altra parte come immaginare il dominio delle agenzie di rating su mercati, multinazionali e Stati sovrani senza l’ausilio della ICT? E senza quest’ultima sarebbe stato possibile il fenomeno, per alcuni versi opposto e complementare, della migrazione incontrollata di enormi masse umane dal Sud al sempre più malmesso Nord del bacino del Mediterraneo?
Se questo è vero, si potrebbe dire che l’ultima manifestazione dell’essere nell’ente, vale a dire la New Onto(techno)logy, debba essere considerata come qualcosa di puramente procedurale, in quanto non più diretta dall’ideale della parousía, della Presenza (la Anwesenheit, per dirla con Heidegger) da sempre vigente nella storia della metafisica. E allora si potrebbe, almeno sul piano formale, parlare di una sorta di ontologia negativa, dato che la tendenza generale è l’interconnessione onnimoda di tutte le procedure (almeno a livello di software) in una rete comune, costituita proprio da differenze in costante mobilità.

[Il saggio, di cui qui si riproduce l’incipit, è pubblicato nella rivista “Anterem”, n. 87, Verona, dicembre 2013, con il titolo L’età è mobile, qual cella al vento. Verso un’ontotecnologia cinetica (traduzione dallo spagnolo: Lucio Sessa)]