Titanic

«Più di ogni altra cosa, però, il Titanic segnò la fine di un generale senso di fiducia. Fino a quel momento, l’umanità riteneva di aver trovato la chiave di una vita sicura, metodica e civilizzata. Da cento anni il mondo occidentale viveva in pace. Da cento anni la tecnica continuava a progredire e sembrava che i benefici della pace e dell’industrializzazione fossero filtrati in modo soddisfacente attraverso la società. Vedendo le cose nella debita prospettiva, può sembrare che la situazione d’allora offrisse minori garanzie di tranquillità e di fiducia; ma, a quell’epoca, la maggior parte degli uomini riteneva che tutto andasse bene.
Il Titanic li svegliò. Mai più si sarebbero sentiti così sicuri di loro stessi. Il disastro rappresentò un terribile colpo, soprattutto sul piano della tecnica. Ecco, infatti la “nave inaffondabile”, forse il più grande successo costruttivo dell’uomo, che colava a picco al primo viaggio.
Ma c’era assai di più. Se quella suprema conquista era così tragicamente fragile, che dire di tutto il resto? Se la ricchezza aveva significato così poco, in quella fredda notte di aprile, che cosa poteva valere per tutto il resto dell’annata?»

Walter Lord, Titanic, 1955 >>