Secondo numerose testimonianze, agli albori del telefono in molte case isolate o di campagna chi rispondeva – soprattutto se anziano – pensava di utilizzare un filo diretto con l’interlocutore, un collegamento personale, una sorta di citofono, e non immaginava una rete, con tutto quel che significa in termini di complessità.
Anche agli albori della radio, l’illusione di un intruso in casa propria, a volte benvoluto a volte no, ha accompagnato la scoperta e la familiarizzazione con il nuovo mezzo. Ma la “magia” di una scatola che parla e canta ha conservato a lungo un alone di mistero, prevalendo di tanto in tanto – a livello emotivo – sulla ormai diffusa constatazione tecnica e conseguente accettazione.
Ancora oggi, infatti, non è decaduta la fantasia di un apparecchio radiofonico che parla personalmente e direttamente a noi, al nostro specifico individuo. È il caso della protagonista di Accendimi, il recente romanzo di Marco Presta.