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Pietro Poli

Generale di Brigata nell’arma del Genio, laureato in ingegneria civile e poi specializzatosi in radiocomunicazioni, membro dell’Accademia Teatina delle Scienze, è stato definito il “generale di Marconi”. I suoi studi – a differenza dei numerosi saggi storico-biografici – si concentrano sui dispositivi ideati e realizzati da GM e sul loro funzionamento nonché sulle innumerevoli revisioni e relativi miglioramenti. Scrisse anche di Righi e di Calzecchi Onesti e dei precedenti storici della radiotelegrafia. I suoi lavori su GM, a partire dal più significativo – L’opera tecnico-scientifica di Guglielmo Marconi -, meriterebbero di essere raccolti in una nuova edizione.

Blaserna

«Mi consenta il Senato di esprimere il mio rammarico per la morte del senatore Blaserna al quale ero legato da anni da sincera amicizia e verso il quale nutrivo anche sentimenti di profonda riconoscenza. Molti colleghi hanno già ricordato le alte benemerenze scientifiche del nostro passato collega e Vicepresidente, io ricorderò solo che egli non mancò mai di offrire il suo incoraggiamento, il suo interessamento, direi la sua protezione, in special modo ai giovani che si dedicavano alla soluzione di problemi della scienza applicata, o a qualsiasi iniziativa che potesse accrescere il prestigio scientifico dell’Italia. Continua a leggere

Majorana

La misteriosa scomparsa del nipote Ettore ha probabilmente nuociuto, offuscandone in parte la fama, a Quirino Majorana (1871- 1957). Fisico sperimentale di eccelse qualità, già nel 1894 ipotizzava un modo di trasmettere immagini a distanza. Nel 1903 fu addirittura il primo a effettuare con successo esperimenti di radiotelefonia, e proprio di telefonia senza filo si occupò a lungo e proficuamente. Un effetto magnetoottico prese il suo nome. Numerose le cariche istituzionali. Si può leggere sul Dizionario Biografico degli Italiani la nota egregiamente redatta da Giorgio Dragoni. >>

Giancarlo Vallauri

«Fondatore dell’Istituto elettrotecnico nazionale Galileo Ferraris, docente al Politecnico di Torino, vicepresidente dell’Accademia d’Italia e presidente dell’EIAR, era il maggior esperto italiano di telecomunicazioni dopo Marconi». Così Giovanni Paoloni descrive Giancarlo Vallauri (1882-1957), che fu considerato in Italia una sorta di “successore” di GM. Ingegnere e studioso eccellente (vedi l’equazione che porta il suo nome), Vallauri ebbe in comune con GM anche una forte vocazione imprenditoriale e dirigenziale. >>

Edison

Personaggio spesso criticato e fortemente contrastato, l’americano Thomas Alva Edison (1847-1931) è considerato a ragione uno dei padri della modernità. A lui si devono alcuni universali capisaldi tecnologici (lampada a incandescenza, registrazione del suono – ma anche immagini in movimento e molto altro). Depositò all’incirca 1500 brevetti. Aveva in comune con il più giovane GM (che stimava) la formazione non ortodossa e un indomabile spirito di impresa, che a volte lo portò a esagerare e soccombere. Un film di Alfonso Gomez-Rejon ricostruisce con discreta accuratezza e senza troppi infarcimenti le fasi salienti della cosiddetta “guerra delle correnti”, che vide Edison contrapposto a George Westinghouse e Nikola Tesla. >>

Faggin e WALT

La strada che conduce alle invenzioni è lastricata da un gran numero di progetti abortiti, tentativi falliti, rinunce o rimandi o cambi di percorso. Ne è testimone Federico Faggin, uno dei grandi innovatori di fine XX secolo, che racconta al “Corriere della Sera” il suo incontro con Steve Jobs. >>
Sempre a proposito di Apple e di touchscreen: già nel 1993 era pronto il Wizzy Active Lifestyle Telephone (WALT), un prototipo di alcuni degli attuali dispositivi che cominciano con la “i” minuscola. Il progetto fu accantonato e i più non ne seppero nulla o quasi. In questi giorni Sonny Dickson ha pubblicato un video che lo mostra in funzione. >>

Tim Berners-Lee

È arduo, per le invenzioni moderne, stabilire un unico autore, un luogo preciso e una data di nascita. Spesso, all’interno della comunità scientifica, si finisce per individuare un passaggio-chiave da rubricare come termine post quem, senza peraltro attribuirgli un carattere di esclusività. Nel caso di Internet, il luogo è il Cern di Ginevra, il periodo è marzo 1989 e la persona è Tim Berners-Lee. E infatti proprio in questi giorni si celebrano a Ginevra i primi 30 anni di Internet. Una bella intervista a Berners-Lee pubblicata da “Repubblica” aiuta a stilare il bilancio di tre decenni. >>

Crompton

«While the first half of the century belonged to the “theoreticians”, the second half was a period of creativity in science and engineering. Important inventors from this era included Thomas Edison, Nikola Tesla, Guglielmo Marconi and Colonel Crompton». L’affermazione di Mark Frary, contenuta in un saggio sugli inizi dell’epoca elettrica, sorprende un po’, perché affianca a tre giganti della scienza moderna universalmente riconosciuti un inventore-imprenditore poco noto al di fuori del mondo britannico. E invece è pienamente motivata: il colonnello inglese R.E.B. Crompton (1845-1940) fu infatti – con la sua società, la Crompton & Co. – uno dei protagonisti nel processo di diffusione e standardizzazione mondiale della illuminazione elettrica.

Maxwell

Nel 1873, un anno prima della nascita di GM, lo scozzese James Clerk Maxwell (1831-1879) pubblicò A treatise on electricity and magnetism, vera e propria summa dei suoi studi sull’argomento. Benché meno noto al grande pubblico rispetto a Newton o ad Einstein, per gli studiosi Maxwell è uno dei giganti della scienza moderna e il suo Trattato uno dei testi-cardine della Fisica – il che naturalmente include a pieno titolo le comunicazioni a distanza.
Graham Hall in un suo scritto del 2006 (segnalato da Barbara Valotti) ha ben sintetizzato l’importanza dello scienziato di Edimburgo. >>

Il telefono di Reis

Un saggio di Basilio Catania ricorda l’importanza del tedesco Johann Philipp Reis (1834-1874) nell’intricatissima disputa sull’invenzione del telefono: Reis senza dubbio fu uno dei primi che progettò una macchina per parlare a distanza, con qualche debito nei confronti del telegrafista francese (di nascita belga) Charles Bourseul (1829-1912).
Il caso del telefono è per più di un verso paradigmatico: tanti ne hanno rivendicato la paternità, al punto che, risalendo la china dei precursori, pare quasi di doversi aspettare la rivelazione che si tratta di un’invenzione del Basso Medioevo.

Ernest Rutherford

Il neozelandese Ernest Rutherford (1871-1937) morì lo stesso anno di GM e ricevette il premio Nobel un anno prima di lui. Si occupò della magnetizzazione prodotta dalle onde elettromagnetiche e poi si specializzò nello studio dell’emissione radioattiva fino a determinare il modello di atomo, divenendo uno dei “fondatori” della moderna fisica nucleare. Verso la fine dell’Ottocento aveva sperimentato le proprietà dell’isteresi del ferro, grazie alla quale era possibile rivelare le onde elettromagnetiche. Ma i suoi dispositivi risultarono incompleti e poco efficaci ai fini pratici finché GM, qualche anno dopo, rifacendosi alle sue intuizioni, non inventò il detector magnetico.

L’invenzione del Codice Morse

Un cartone animato della Peekaboo Kidz racconta ai bimbi di età prescolare la nascita del sistema telegrafico e del codice ideato da Samuel Morse con la decisiva collaborazione di Alfred Vail. Anche agli adulti che non conoscono l’argomento il video può fornire dati utili a collocare storicamente l’avvento del telegrafo e i molteplici sviluppi a cui ha portato – in primis ovviamente la versione “senza fili” che si deve a GM. >>
(segnalazione di Barbara Valotti)

Un illustre comasco

«Per i risultati conseguiti e gli influssi esercitati, Alessandro Volta (1745-1827) è uno dei maggiori esponenti della scienza e della cultura del suo tempo. La sua famosa invenzione della pila segnò una svolta decisiva nella scienza perché rese possibile aprire i due nuovi capitoli dell’elettrochimica e dell’elettromagnetismo…» così scrive Lucio Fregonese, riportando un’opinione universalmente condivisa. In effetti l’era elettrica prese avvio proprio negli anni di passaggio tra il XVIII e il XIX secolo, quando Volta realizzò il primo generatore di corrente costante. L’ambiente e le condizioni di vita potenziata che ci sono familiari sono dunque un prodotto relativamente recente. Poco più di due secoli.

Nicola Santo

GM ispirò con i suoi lavori anche figure che poi non seguirono la strada della radiotelegrafia. Tra esse merita di essere ricordato il lucano Nicola Santo (1889-1965), che a ventisei anni emigrò in Brasile e fece fortuna nel neonato settore del volo (dirigibilistica e aviazione) diventando personaggio di riferimento ai più alti livelli istituzionali. La sua vicenda personale si complicò alla fine degli anni ’30, per via del fatto che Santo non volle rinunciare alla cittadinanza italiana in favore di quella brasiliana. Non rientrò comunque mai in Italia.

Roberto Landell de Moura

Il religioso brasiliano Landell de Moura (1861-1928) è (da pochi) ricordato come un pioniere delle trasmissioni audio a distanza. In particolare, una pubblica dimostrazione del 3 giugno 1900 a San Paolo costituirebbe addirittura una “prima volta” per quanto riguarda le trasmissioni audio via radio, ma permane una significativa incertezza sulle condizioni e sulle modalità dell’esperimento.
Resta il fatto che padre Landell de Moura, che tra l’altro depositò più di un brevetto in Brasile e negli Stati Uniti, merita di essere annoverato tra i primissimi che si occuparono di trasmissioni radio. La nascita del wireless (vedi anche Jagadish Bose) non fu dunque un’esclusiva Europa-Nord America, come invece generalmente si è portati a credere.

Cesare Bardeloni

L’ingegnere Cesare Bardeloni (1872-1933) fu un autentico specialista delle applicazioni radio in ambito militare. Collaborò strettamente con GM nel periodo della prima guerra mondiale, lavorando a diversi progetti, tra cui un “Epuratore” che prese il suo nome. Fece carriera nell’Arma del Genio, congedandosi con il grado di generale di brigata. Fu membro del CNR e ricevette numerosi riconoscimenti pubblici.
Una nota sul sito di Carlo Bramanti fornisce utili informazioni. >>

Giovanni Aldini

Vessillifero del galvanismo (era figlio della sorella dell’illustre Luigi Galvani), Giovanni Aldini (1762-1834) è noto soprattutto per aver ispirato a Mary Shelley il personaggio di Victor Frankenstein, protagonista dell’omonimo romanzo. Fu scienziato, artista, divulgatore, benefattore, nonché docente di fisica e bibliotecario all’Università di Bologna e membro del Consiglio di Stato di Milano. Si dedicò allo studio delle applicazioni mediche dell’elettricità e alla soluzione di vari problemi tecnici (fari e lampade di sicurezza, vestiti ignifughi a uso dei pompieri etc.).

Museo Ferraris

Non a tutti è noto che in Italia esistono due Livorno: una in Toscana e un’altra in Piemonte, provincia di Vercelli. La seconda portò infatti il nome di Livorno Piemonte (o Vercellese) finché nel 1925 non si trasformò in Livorno Ferraris, dal cognome del grande scienziato che ebbe lì i natali, Galileo Ferraris (1847-1897), scopritore del campo elettromagnetico rotante e ideatore – in concorrenza con Nikola Tesla – del motore elettrico a corrente alternata. La casa natale di Galileo Ferraris è diventata nel corso degli anni un museo, intitolato a lui e al fratello Adamo, medico e garibaldino, morto in battaglia a Digione nel 1871. >>

Hedy Lamarr

Amata e ammirata, considerata la più bella (e più audace) di Hollywood, Hedy Lamarr (1914-2000) non fu solo un’attrice indimenticabile. Di recente si è scoperto che la sua preparazione ingegneristica le consentì di progettare un sistema di controllo a distanza dei siluri, avvalendosi della collaborazione di George Antheil. L’anno è il 1940, la Germania nazista sta terrorizzando mezzo mondo. Due anni più tardi fu depositato il brevetto, e tuttavia non si arrivò mai – per svariati motivi – a produrre il dispositivo. Ma quel brevetto è alla base di una tecnologia di trasmissione tuttora utilizzata.
L’avventurosa vicenda è raccontata in un film documentario di Alexandra Dean – Bombshell – prodotto nel 2017.

Radar in nuce

Entro il 1938 il Regno Unito attrezza con impianti radar le sue più importanti navi da guerra e costruisce a terra una catena di stazioni radar per l’avvistamento di aerei, a protezione dell’estuario del Tamigi. Più o meno nello stesso periodo l’ingegnere Ugo Tiberio (1904-1980) pone le basi per il radar italiano, che però vede la luce solo a guerra inoltrata.
Tiberio aveva ricevuto l’incarico dal colonnello Luigi Sacco, contattato da GM nel 1933 allo scopo di realizzare il radar. Continua a leggere