Caro Maurizio,
non so da dove iniziare a salutarti… io che ti avevo promesso (molti anni fa, su tua richiesta) di darti un colpetto sulla spalla quando ti avrei visto invecchiare, in modo da inviarti un segnale che tu – persona acuta, ironica, geniale – avresti interpretato al volo.
E invece te ne sei andato via in fretta, lasciandoci una voragine umana e professionale dolorosissima. Eravamo diversissimi e tuttavia complementari all’interno del Museo: tanto diversi da riuscire a lavorare insieme ma quasi separati (l’esperta storica e il consulente scientifico), e tanto complementari da avere condiviso 15 anni abbondanti di “routine”. Routine fatta di grandi soddisfazioni professionali, ma anche di diverbi visto che io dovevo fare il cane da guardia sui tempi, l’organizzazione e tu invece eri lo spirito libero, la parte geniale, a volte un po’ sopra le righe per via di quella parte di te che definivi il fanciullo nascosto ma sempre attivo dentro. Eppure avevamo un equilibrio facile, semplice a cui mi ero così tanto abituata e affezionata.
I ricordi sono tantissimi e ogni volta che affioreranno sarà un modo di averti ancora un po’ a Villa Griffone, dove tutto parla di te e dove ora è stranissimo lavorare. Si, perché se ne è andato il marconiano più grande e un compagno di lavoro unico. Ma proprio per questo, con quello spirito da “tosta” che in me apprezzavi, ti garantisco che porteremo avanti il Museo in cui c’è tantissimo di te e cercheremo di farlo nel migliore dei modi – sarà un modo per onorare la tua grande passione, il tuo straordinario lavoro, il tuo fortissimo legame con Guglielmo Marconi che avevi anche un po’ segnato dal destino che ti aveva fatto nascere esattamente a 50 anni di distanza dal suo primo brevetto. Sorridevi ogni volta che te lo ricordavo – così come ti era facile sorridere per tanti motivi non legati a Marconi: quando trovavi un animaletto particolare nel parco e me lo mostravi sapendo che avrei reagito spaventata, quando ci proponevi i tuoi commenti scettici, ironici, anticonformisti su mille argomenti, quando ti rimproveravo perché non avevi imparato a usare la nuova macchina del caffè (un grande tecnico come te…), quando ci salutavamo soddisfatti alla fine di una visita al Museo.
Ma il tuo sorriso più bello me lo hai regalato a luglio, l’ultimo giorno in cui sei venuto al Griffone: mi hai chiesto – curioso come sempre di ogni fenomeno della Natura – se sentivo muovere il piccolo dentro alla pancia e io ti ho risposto “si moltissimo; si muove in continuazione, chissà che combina…” e tu con uno sguardo dolcissimo davvero indelebile nella mia memoria mi hai risposto “in fondo, è un piccolo sommozzatore”. Da allora penso al bimbo che nascerà presto con quella espressione perfetta, geniale, TUA.
E glielo racconteremo, in famiglia, di quella definizione data da quel personaggio che le mie figlie e tanti bimbi che hanno visitato il Museo ricordano come “IL mago”, pur consapevoli di avere incontrato un grande esperto scientifico con entusiasmo e passione sempre in primo piano – tratto inconfondibile di te caro BIG che ha reso davvero speciale il percorso fatto insieme.
Con immenso affetto,
Barbara e Famiglia