«Humboldt aveva a lungo indagato il fenomeno. Sulle Ande aveva scoperto l’equatore magnetico e durante il soggiorno forzato a Berlino nel 1806, quando l’esercito francese in Prussia gli aveva impedito di tornare a Parigi, lui e un collega avevano compiuto rilevazioni magnetiche a ogni ora del giorno – giorno e notte – un esperimento che poi aveva ripetuto al suo ritorno nel 1827. Dopo la spedizione in Russia, Humboldt aveva anche raccomandato che i colleghi tedeschi, insieme con le autorità britanniche, francesi e americane, lavorassero tutti insieme per raccogliere il maggior numero di dati globali. Si appellava a loro in quanto membri di una “grande confederazione”.
Nel giro di pochi anni, una rete di stazioni magnetiche circondava il globo: a San Pietroburgo, a Pechino e in Alaska, in Canada e nella Giamaica, in Austria e in Nuova Zelanda, nello Sri Lanka e anche nell’isola remota di Sant’Elena nell’Atlantico meridionale, dove era stato confinato Napoleone. In tre anni, sarebbero stati effettuati quasi due milioni di rilevazioni. Come gli scienziati odierni del cambiamento climatico, coloro che lavoravano in queste nuove stazioni raccoglievano dati globali, prendendo parte a quello che oggi chiameremmo un “grande progetto scientifico”. Era una collaborazione internazionale su vasta scala – la cosiddetta “Crociata magnetica”.»
Andrea Wulf, L’invenzione della natura, 2015 >>