«L’illimitatezza che dilatava l’avvenire dando all’uomo non solo il potere di conquistare tutto, ma anche quello di costruire se stesso – di fare la storia e di fare storia –, si è oggi tramutata in disillusione, o meglio in spavento e terrore. Così, il “principio responsabilità” di Hans Jonas, fondato su una “euristica della paura”, ha sostituito in modo emblematico il “principio speranza” di Ernst Bloch. La dismisura della potenza tecnologica, diventata per l’uomo un problema cruciale e perfino vitale, obbliga a ripensare la questione centrale della responsabilità. Infatti, la tecnica moderna non smette di creare nuovi problemi per risolvere quelli che essa stessa ha posto e il progresso diventa così “il suo obbligo”. La tecnica è sfuggita al proprio autore, è diventata “selvaggia” e deve essere “addomesticata”. Ma soprattutto, l’impresa di “addomesticamento” è necessaria se pensiamo all’umanità futura, della cui perpetuazione siamo responsabili.
Vi è qui qualcosa di completamente inedito: gli interventi umani hanno introdotto l’idea che l’umanità futura sia infinitamente fragile e deteriorabile. Tale fragilità non è quella di un’umanità destinata alla morte (abbiamo sempre saputo che gli uomini sono mortali): è inerente al fatto che l’uomo è diventato pericoloso per l’uomo. Pericoloso per gli altri e per se stesso nella misura in cui mette in pericolo la vita che lo sostiene e la natura in cui costruisce il proprio mondo sociale. Dobbiamo dunque mantenere la possibilità di un’esperienza dopo di noi: siamo responsabili per “l’essere immerso nel divenire, in balìa della transitorietà, minacciato dalla corruzione”.
In questa prospettiva, solo la considerazione del pericolo (e non più quella del progresso verso il meglio) può farci da “bussola”. L’“anticipazione della minaccia” – anche e soprattutto perché non ne misuriamo gli effetti a lungo termine – costituisce quella che Jonas chiama un’“euristica della paura”: cioè una paura pensata e non soltanto provata, un principio che orienta la conoscenza e l’azione. I mali generati dalle tecnologie e che minacciano l’umanità futura ci sono ancora sconosciuti, ed è proprio per questo che dobbiamo immaginarli. Il nuovo “principio responsabilità” si fonda sulla paura come principio di conoscenza ma anche come sentimento morale. Quel che anticipiamo non è la prospettiva di un avvenire migliore, bensì la minaccia che aleggia sull’immagine dell’uomo.»
Myriam Revault d’Allonnes, La crisi senza fine, 2012 >>