– Ho detto: «Vi ricordate, voi giovani punk, la pubblicità “I want my Maypo”?». Se la ricordavano tutti. Allora ho detto: «Ora avete 25-26 anni e noi diremo al mondo “I want my Mtv”». Ho spiegato come doveva essere fatto lo spot, con il logo della “M” ripetuto sempre con assurde variazioni. Un avvocato che era lì ha detto che non si poteva fare perché ogni volta avrebbero dovuto registrare nuovamente il logo. Ho detto all’avvocato di andare a farsi fottere. E poi ho fatto vedere loro lo spot, in cui alla fine c’è una voce che dice: «Se non prendete Mtv sulla vostra tele, alzate il telefono, chiamate il vostro tecnico e…». Poi tagliavo su Mick Jagger che sbraitava “I want my Mtv”.
– E il risultato?
– Abbiamo comprato quattro spazi il giovedì sera, e abbiamo aspettato a vedere che succedeva il venerdì. Il responsabile di San Francisco chiama Pittman e gli dice: «Smettete di trasmettere quello spot! Mi arrivano migliaia di telefonate. Ho dovuto staccare il telefono. Ah, a proposito, la voglio anch’io». Abbiamo bombardato tutta l’America, e sei mesi dopo Mtv è andata sulla copertina di Time come la più grande rivoluzione della cultura pop nell’ultimo quarto di secolo. Ha avuto un successo strepitoso. Ma probabilmente abbiamo distrutto la cultura mondiale.
(George Lois, intervista “Eye”, dicembre 1998)