Inviato dal Governo italiano come plenipotenziario alla Conferenza di pace di Parigi (1919), GM si trovò presto in disaccordo con le direttive provenienti da Roma, fino al punto – si riporta comunemente – di rassegnare le dimissioni.
La testimonianza di Luigi Solari conferma il forte disagio di GM e le dimissioni “in pectore”, ma non la formalizzazione delle stesse.
«Quando rientrammo al nostro albergo, Marconi inviò un lungo telegramma a Roma, affinché una personalità molto autorevole e amica facesse comprendere al re il desiderio di dimettersi da plenipotenziario alla Conferenza della pace.
Ma la risposta che Marconi ricevette da Roma fu tale da indurlo a conservare il suo posto di plenipotenziario, per evitare di produrre all’estero l’impressione che vi fossero dei dissensi fra gli stessi membri della delegazione italiana. […]
Ma, dopo aver conferito con alcuni amici, egli comprese che il suo atto non avrebbe arrestato il fatale svolgersi degli avvenimenti, e allora si ammutolì, si appartò profondamente triste e addolorato.
Per puro senso di disciplina egli rimase a Parigi sino alla fine della Conferenza; e poi, non appena ultimata quella sua missione diplomatica, ripartì per Londra per riprendere la sua attività nel campo della radio…»
(Luigi Solari, Marconi nell’intimità e nel lavoro, 1940 – edizione 2011, Odoya, Bologna, pp. 217-19)