È il quesito che si pongono Dragoni-Lodi-Garofalo a proposito di GM. Per trovare una risposta prendono in esame le opere di coloro che possono essere considerati “precursori” di GM, estendendo l’analisi anche a scienziati e tecnici poco nominati ed evidenziando – direttamente o indirettamente – tutti i debiti che GM contrasse nei confronti di chi lo precedette. Nonostante le numerose prove a carico, gli autori arrivano a concludere che la risposta è «sì», la gloria di GM fu meritata. A sostegno della loro affermazione propongono le parole di Righi (1903) e quelle di Majorana (1932). Righi già all’epoca riconobbe a GM una «audace iniziativa» nonché «l’ingegno e le facoltà inventive» che gli consentirono di trasportare nel campo pratico «ciò che altri avevano soltanto intravveduto o realizzato in scala minore» e di costituire un insieme «che a ragione può chiamarsi il Sistema Marconi». Majorana, trent’anni dopo, sottolineò come GM, lungi dall’accontentarsi del primo grande successo, si era impegnato passo dopo passo nell’opera di perfezionamento del suo Sistema: dalla sintonia alle trasmissioni a lunga distanza, alle trasmissioni direzionali, alla radiogoniometria, al sistema di segnalazione a fascio fino alle recenti sperimentazioni sulle onde corte e le microonde.
Il saggio di Dragoni-Lodi-Garofalo è pubblicato nel volume 52 del “Giornale di Fisica” (gennaio-marzo 2011). >>