Sublimazione

«Allontanai il cellulare dall’orecchio e lo posai sulla scrivania. In quello stesso momento, trilioni di parole si libravano tra i ripetitori dei telefonini o nel ronzio discreto delle comunicazioni satellitari. L’umanità era al cospetto di una forma nuova e letterale di sublimazione, la catarsi delle sue angosce tramite un oggetto di plastica e silicio in grado di tradurre il dolore in segnali elettromagnetici per trascenderlo nella paranoia latente di una religione senza più simulacri antropomorfi. Plastica, metalli rari, circuiti: da quell’ammasso di elementi chimici si diffondeva la voce di Bob. Per le mie orecchie, era un miracolo equivalente alla voce di Yahveh che s’innalza da un rovo in fiamme sul pendio di un monte mediorientale.»

Fabio Bacà, Benevolenza cosmica, 2019 >>