È noto a tutti che le scoperte di Marconi furono in un primo tempo accolte con un certo scetticismo negli ambienti scientifici. Lo scetticismo era basato sulla convinzione che non fosse possibile la trasmissione delle radioonde tra stazioni situate una oltre l’orizzonte dell’altra.
Si ragionava, infatti, press’a poco nel modo seguente: le onde elettromagnetiche usate nelle trasmissioni radio sono sostanzialmente analoghe alle onde luminose, dalle quali si differenziano solo per la grande lunghezza d’onda; e la terra, grazie alla sua conducibilità elettrica, si comporta per esse come un corpo opaco. Le radiazioni emesse da una stazione, propagandosi in linea retta, debbono lasciare in ombra tutte le stazioni situate al di sotto dell’orizzonte della stazione trasmittente; e ciò salvo una non grande correzione dovuta a fenomeni di diffrazione.
Fu una fortuna per l’umanità che queste argomentazioni, che a priori potevano sembrare ragionevoli e ben fondate, non abbiano distolto Marconi dagli esperimenti a grande distanza. La storia di questi primi successi delle radio trasmissioni costituisce una riconferma del fatto che, nello studio dei fenomeni naturali, teoria ed esperimento devono andare di pari passo.
Raramente l’esperienza, non guidata da un concetto teorico, può raggiungere risultati di larga portata. È certo uno dei più significativi successi per la teoria che l’esistenza stessa e le proprietà essenziali delle onde elettromagnetiche fossero state previste matematicamente dal Maxwell, prima della verificazione sperimentale della loro esistenza e prima che esse, attraverso la geniale intuizione di Marconi, trovassero il loro terreno di pratica applicazione; d’altra parte una fiducia eccessivamente spinta nelle previsioni teoriche avrebbe sconsigliato di insistere in esperimenti che erano destinati a rivoluzionare la tecnica delle comunicazioni.
[il brano è tratto da Enrico Fermi, “Guglielmo Marconi e la propagazione delle onde elettromagnetiche nell’alta atmosfera”, in Società Italiana Progresso delle Scienze, Guglielmo Marconi: omaggio degli scienziati d’Italia nel primo anniversario della morte, luglio 1938]