Da decenni è in corso la digitalizzazione della vita, da quando cioè si è cominciato a sequenziare il Dna. Secondo Craig Venter, ora si può capovolgere il processo: progettare nuove forme di vita, sintetizzando chimicamente il Dna digitalizzato, e poi avviare la produzione dell’organismo.
Il Dna, infatti, «in quanto informazione digitalizzata, – scrive Aldo Fasolo su “L’Indice” di maggio – non solo si sta accumulando nei database dei computer, ma può essere trasmesso come un’onda elettromagnetica a una velocità pari o prossima a quella della luce, mediante un teletrasportatore biologico (digitized-life-sending-unit), per ricreare proteine, virus e cellule viventi in luoghi remoti, cambiando forse per sempre il nostro modo di vedere la vita. E la Synthetic Genomics Inc. progetta di studiare i genomi del suolo profondo non solo sulla Terra, ma sull’inospitale Marte.
Venter profetizza quindi che, in un’epoca industriale al declino, il genere umano stia entrando in una nuova fase dell’evoluzione e della sua storia, quella della progettazione biologica mirata».